Lettera di Gabri

15.07.2004

Caro Francesco,

nel giorno dei tuoi 18 anni voglio affidare al mare alcune semplici parole che tu possa vedere dal cielo in cui ora abiti. Sono sicuro che in queste belle serate d’estate, quasi ogni giorno torni a volare su quest’acqua, su questo Stretto su cui hai vissuto, giocato, amato, urlato la tua insostenibile voglia di vivere.

No, Francesco, non è finita. La vita è solo cominciata, cominciata solo adesso, perché questa che noi viviamo è troppo fragile, troppo povera in confronto a quello che sarà, a quello che ora sei.

E’ strano. Non ti ho conosciuto, non sei stato parte di quella variopinta nuvola dei miei 180 alunni. Eppure, è come se tu fossi l’unico vero alunno, forse perché puoi essermi maestro, e lo sei stato. L’alunno con cui avrei voluto dialogare, come faccio adesso, delle cose più importanti: della vita, della morte, del dolore e dell’amore, di tutto ciò che fa parte di questo strano mare che è la realtà che ci circonda, che ci distrae, a volte, quando ne percepiamo solo gli aspetti più superficiali.

Tu, che nel tuo viaggio sei andato oltre il mare ed il cielo; tu, che hai incontrato quel sole che hai invocato; tu, che hai sofferto le pene più grandi del tuo piccolo corpo; tu, Francesco, aiutaci non tanto a capire, quanto ad accogliere il mistero che ci sovrasta.

Con fiducia, non con disperazione; con speranza, senza rancore. Vieni tra noi come un angelo, quando si fa sera: portaci le carezze degli angeli e, nel tuo sguardo e nel tuo sorriso luminoso, un raggio del volto di Dio che ci sorride.

Vieni dalla tua mamma e donale la forza di attendere, con la lampada accesa, il giorno del vostro nuovo incontro, il giorno in cui vi abbraccerete, come si abbraccia qualcuno partito per un viaggio. Sarà più di un ritorno; sarà incontrarti iniziando un nuovo viaggio. Sarà una vita fatta di cose nuove che per ora non riusciamo nemmeno ad immaginare. Forse un riflesso di tutto questo ce lo dà il mare. Il mare, ora calmo ora rabbioso, ma che in certi istanti diventa come uno specchio.

A lui, al mare, affido queste righe, ricordo e memoria viva di Francesco La Fauci, ragazzo che oggi avrebbe fatto diciott’anni, e che li ha compiuti in cielo.
 

 
  Gli angeli hanno fatto a gara per spegnere le candeline con lui, con un colpo d’ala. Come per un colpo d’ala lui se n’è andato via, ma ci ha lasciato delle orme da seguire.

Le candeline, in cielo, non si spengono, le luci della festa restano accese, il vestito festivo non si toglie più. Lui brilla lassù, come una stella: guardatelo, mamma e papà di Francesco, guardate il vostro foglio lassù… splende di luce accecante…

                                                                Gabriele BLUNDO CANTO


(Il 15.07.87, Francesco avrebbe compiuto 18 anni. Per la sua festa è stato organizzato un falò sulla spiaggia e tanti messaggi chiusi dentro una bottiglia sono stati buttati nelle acque d’Italia…

Una bottiglia è stata ritrovata nella riserva naturale Isola Bella di Taormina da Silvia Torrisi che gentilmente me l’ha spedita.

Ecco la splendida lettera…… Grazie, Gabriele)